Per l’anno 2021 il Tempio Zen Gyosho (sempre che le condizione sanitarie lo permettano) ha deciso di integrare al proprio interno una serie di pratiche correlate alla Via dello zen che fino ad ora erano tenute in secondo piano rispetto alla pratica principale della meditazione, perché mai come in questo periodo le persone hanno bisogno di contatti umani di sentirsi vicini e relazionarsi. Riteniamo che la Via dello Zen si esprima attraverso molteplici forme alcune sono tradizionali e riusciamo a comprenderle attraverso il nostro bagaglio culturale altre meno tradizionali e ci sembrano incomprensibili semplicemente perché abbiamo un idea ben precisa su cosa sia lo Zen, ma chi pratica la Via dello Zen sa bene che lo Zen non si può imbrigliare in nessun concetto specifico perché esso sfugge a ogni intellettualizzazione ma affonda le sue radici nella pratica viva e attuale di ciò che facciamo dentro l’istante. Ci sono maestri che esprimono il loro Zen attraverso l’arrampicata in montagna, altri la scultura, altri ancora la poesia e gli Haiku, altri il Kimbaku, l’arte di usare le corde. Nella visione del maestro Hongaku la sperimentazione è parte integrante dalla pratica della Via. Il Buddha stesso sperimentò ogni pratica che il suo tempo e la sua cultura metteva a disposizione fino quasi a morirne, esso fu un instancabile ricercatore e uno sperimentatore, che lo portò anche a scontrarsi con il potere costituito. Stesso atteggiamento dovrebbe avere ogni persona che cerca la Via tenendo la mente mente aperta e lo sguardo rivolto a cogliere la saggezza e l’insegnamento la dove si presenta. L’utilizzo dei Koan ne è un fulgido esempio, alcuni ne fanno uso come pratica di risveglio altri li rifiutano.
Per sostenere il Centro Zen Gyosho i praticanti costruiscono lampade in stile Giapponese.
Le lampade sono realizzate completamente a mano e sono il risultato della pratica che nello zen viene chiamata “samu” (lavoro). Praticare in un tempio zen significa instaurare una profonda relazione con il tempio stesso perchè esso è il mezzo con cui possiamo percorrere la nostra Via interiore fino alla realizzazione. Questo significa prendersene cura e sostenerlo esattamente come facciamo con la nostra casa.
Nella nostra pratica la mente dello Zazen va trasposta all’azione quotidiana fino al punto che scompaia il confine tra sacro e mondano, tra pratica contemplativa ed azione, che a sua volta diviene azione contemplativa. Il gesto permette di cogliere l’invisibile nel visibile. Il lavoro, Samu, assume pertanto la stessa dignità ed efficacia dello Zazen. Ecco perché le lampade che realizziamo contengono il fondamento della pratica stessa, il lavoro è arte della vita, un’espressione integrata di essere e di fare che lo zen definisce come: ‘il modo infinito di fare cose finite’. Il lavoro è una celebrazione del mistero della vita. (Immagini)
“Di cosa discutevate ?”, chiede il Maestro.
“Di come finanziare i lavori di edificazione del monastero”, qualcuno risponde. “Non perdete tempo a discutere.
Raccogliete le foglie, pulite le scale, bruciate incenso. Solo così arriveranno le offerte per mantenere il Tempio.”
In collaborazione con Denise Lombardi di DharmaPhoto. si terranno mostre fotografiche, performance e installazioni su varie tematiche. Denise vive la fotografia come espressione della propria personalità, ricerca interiore, una delle più alte forme di comunicazione non verbale. Ascolta tutta la musica, ha alle pareti Krinner e Tonelli, e, figlia di una pittrice impressionista, non disdegna anche forme d’arte più rigorose. Collabora con musicisti, attori teatrali, pittori, poeti, o chi abbia qualcosa da dire. Guidata da una musico terapeuta, porta avanti un progetto per la conoscenza di sé attraverso l’uso della fotografia.
Durante l’anno 2021 il Tempio Gyosho ha in programma un progetto editoriale e culturale sulla pratica del Buddhismo zen che integra immagini e testi e in quell’occasione verranno organizzate una serie di presentazioni letterarie sia nel Tempio sia in librerie e biblioteche esterne.
Una particolare meditazione guidata che ci condurrà ad approfondire quali sono i legami che ci impediscono di vivere una vita piena e realizzata. Alcuni di questi legami sono culturali, altri di carattere religioso o etico e morale ma la maggior parte sono semplicemente legami auto costruiti per limitare il nostro progredire verso l’assoluto. Lo Zen Kimbaku Do o Spiritual Shibari Do è una particolare forma di meditazione sviluppata da oltre 10 anni di pratica e di esperienza che affonda le sue origini nella tecnica marziale dell’Hojo-jutsu integrando tecniche di Shibari Do e di Zen Shiatsu. Con il passare del tempo e integrando l’esperienza di truccatrici, esperti fotografi e consulenti artistici è nata una vera e propria forma d’arte.
L’incontro con lo Shibari Do o Kimmbaku è avvenuto quasi per caso. Circa 20 anni fa durante una ricerca di testi zen di un antico maestro in un remoto sito scopro un testo in inglese che fa riferimento a un maestro Dannoshin Toshimi che ha integrato alle normali tecniche di addestramento alcune delle tecniche dello Shibari Do e Kimbaku. Da quel momento ho cominciato a studiare ed approfondire riscoprendo moltissime affinità tra le due tecniche. Molto famoso è anche e Seiu Ito (伊藤晴雨 Itō Seiu?) un artista e pittore Seiu Ito, o Shuu Ito è stato un pittore giapponese, considerato il “padre del kinbaku”. La sua vita è stata oggetto del film di Noboru Tanaka Hakkinbon bijin ranbu yori: semeru!, prodotto dalla Nikkatsu.
Nello zen la corda è presente fin dalle origini alcune pratiche Zen ancora oggi fanno utilizzo di tali tecniche come ad esempio il nodo che unisce le ciotole di Oryoki oppure le corde e i nodi per legare il Kesa, storicamente nella cultura Shintoista e Zen all’ingresso di ogni tempio è presente una corda, ancora oggi l’arte del Mizuhiki (ricercatissime legature di spago di carta) in modo che la confezione sia gradevole anche alla vista, Furoshiki gli oggetti vengono avvolti in modo grazioso e funzionale tutte arte praticate ancora oggi il Giappone. Anche in Italia possiede una pregiata tradizione nell’utilizzo delle corde nel mondo marinaresco. Anche nella tradizione religiosa Cristiana la corda è spesso presente in particolare nella tradizione di San Francesco.
Per gli Egizi, il nodo era segno di vita. Il Nodo di Iside era simbolo di immortalità e dell’amore divino; veniva raffigurato spesso in mano,sulla testa o alla cintura del personaggio
Nelle Upanishad,viene utilizzata l’espressione “nodo“(granthi)del cuore e disfare questo nodo significa raggiungere l’immortalità.
Buddha insegna che ‘disfare i nodi del cuore’ è il processo che porta alla liberazione,alla elevazione dell’essere, il passaggio ad uno stato superiore, e i nodi fatti in un certo ordine posso essere sciolti solo nell’ordine inverso, con un metodo rigoroso che è una regola del Tantrismo.
Ci sono decine e decine di riferimenti ai nodi e alle corde in tutte le culture
Alla luce di questa nuova consapevolezza delle cose anche la pratica dello zen ha un nuovo valore e una nuova visione.
Possiamo definire quello che facciamo una sorta di meditazione che utilizza le corde come metodo e mezzo per avvicinarci a noi stessi. La provenienza del nostro (Nawashi) maestro di corde trae i suoi approfondimenti dalla tradizione marziale Giapponese, e come spiegato di seguito nella pratica della meditazione zen dove è spesso utilizzata la corda sia nei Koan (famoso è il Koan della testa smarrita) che come simbologia (la relazione tra il terreno e il divino) che come mezzo pratico di meditazione e di addestramento, non dimentichiamo che lo Hojo-jutsu deriva direttamente dal Bushido la Via del Samurai come metodo per legare i prigionieri, come è noto storicamente lo zen era alla base della preparazione e dell’addestramento dei samurai, per indurli ad andare oltre i loro limiti e le loro paure. Nella simbologia zen la corda
Oggi si possono trovare moltissimi riferimenti sullo zen e le corde senza una reale percezione della pratica della meditazione zen, che per noi sta alla base di tutto, ovviamente ci sono persone che non comprenderanno la profonda relazione tra zen e corde semplicemente perché credono che lo zen sia qualcosa di ben preciso che va praticato solo ed esclusivamente entro certi canoni, Ma sarà poi davvero cosi?
Per concludere chi si avvicina a questo tipo di pratica si accosta con lo spirito del ricercatore disposto a mettere in gioco tutto se stesso, abbandonando ogni aspettativa, andando oltre ogni paura direttamente al centro di se stessi.
Ecco perché nella nostra pratica è fondamentale l’aspetto meditativo (zazen) che è quella parte che ci permette di “lasciare andare” ogni ricerca di perfezione tecnica per lasciare posto alla perfezione dell’anima.
L’integrazione di tecniche di pressione Zen Shiatsu atti alla sollecitazione dei punti energetici Tsubo utilizzando i nodi come elemento di attivazione dei meridiani secondo la mappa di Masunaga permette lo sblocco delle energie sopite (Kio e Jitsu) inoltre e l’utilizzo di tecniche vocali (Mantra – Sutra) ed espressioni teatrali e corporee atte a rende fluida la relazione mente/corpo questa disciplina unica nel suo genere.
Per oltre 12 anni abbiamo portato avanti e sviluppato questa pratica con il supporto di insegnanti di arti marziali ed esperti di Hojo-jutsu e di Kimbaku integrando nelle pratiche tradizionali la consapevolezza e l’energia della meditazione zazen, se pur parallelamente alle pratiche di meditazione tradizionali. Con grande sorpresa abbiamo constatato che questa pratica insieme allo Zen Shiatsu ha avvicinato molte più persone alla Via dello Zen e alla meditazione che qualsiasi altra iniziativa promozionale.
Nel 2020 dopo la prima grande quarantena tutto il gruppo che gestiva questa pratica ha preso la decisione di terminare le attività anche per seri problemi di salute dell’insegnante e dal gennaio 2021 non gestire più direttamente la parte pratica ma di cederla ad altre associazioni o persone che intendono farsene carico. All’interno del Tempio Gyosho si terranno esclusivamente seminari teorici e filosofici sia in presenza che online sempre con il supporto di esperti del settore marziale e artistico.
Qualche cenno storico sul simbolo e sui principi che sono alla base di questa pratica
Meditazione Sull’Enso Zen.
Durante la serata praticheremo una meditazione guidata dal Maestro di Dharma Hongaku, che ci porterà in uno stato di calma e concentrazione profonda, quando ci sentiremo pronti ogni persona potrà ritrovare se stessa e utilizzare il pennello per realizzare il proprio cerchio zen.
Nella pittura Buddhista Zen, Enso simboleggia un momento in cui la mente è libera di lasciare che l’insieme corpo-spirito sia creativo. La pennellata d’inchiostro che disegna il cerchio viene tracciata su seta o carta di riso in un unico gesto, senza alcuna possibilità di cambiamento o correzione: mostra quindi l’espressivo movimento dello spirito, in quel preciso momento.
Nel Buddhismo Zen, quindi, si pensa che il carattere dell’artista e la sua indole siano pienamente rivelati dal modo in cui disegna un Enso. Solo una persona che è mentalmente e spiritualmente completa può disegnare un vero Ensō. Alcuni artisti praticano il disegno quotidiano di Enso, non solo come esercizio ma pure come diario spirituale.
Le attivazioni sensoriali è un particolare trattamento che solitamente proponiamo durante lo Zen Night nel periodo estivo, il Centro Zen GyoSho offre la possibilità di vivere una serata nella tranquillità della pratica zen.. Degustando un tè, praticando la millenaria meditazione zen, ascoltando letture e ricevendo mini trattamenti di zen shiatsu e attivazioni sensoriali. Questa particolare tecnica agisce sulla pelle con delicati sfioramenti che hanno la funzione di attivare particolari Chakra in particolare il primo il terzo e il quinto oltre che essere una immensa coccola che ci regaliamo. Quando la situazione sanitaria lo permetterà abbiamo deciso di proporre il trattamento di attivazione sensoriale in alternativa al classico trattamento zen Shiatsu.