Siamo un piccolo tempio in una piccola città di una piccola regione di una piccola nazione di un piccolo mondo.
Al giorno d’oggi essere piccoli equivale quasi a valere meno, contare poco essere poco incisivi verso se stessi e gli altri. Pensiamo che per essere visibili, che per poter contare qualcosa sia necessario essere grandi, bramiamo grandi auto, grandi case, lavoro in grandi edifici e grandi aziende. Vogliamo poter essere ovunque e essere visibili a chiunque perché pensiamo che ciò che dobbiamo dire siano grandi cose e grandi progetti, o ancor peggio grandi verità e grandi lezioni di vita.
Ma la storia ci insegna che i personaggi più significativi della nostra storia da Buddha a S. Francesco hanno portato il loro insegnamento attraverso l’umiltà e la povertà.
Umiltà come un sentirsi vicini alla terra, la base che contiene molta vita. Sentirsi piccoli ci predispone a un ascolto attivo e rispettoso, vale a dire un porsi di fronte all’importanza della meditazione mai banalizzandola o sprecandola, poiché bene preziosissimo dell’umana relazione, l’Umiltà è la base di un atteggiamento pienamente umano.
La pratica dell’umiltà deve essere un esercizio quotidiano, poiché ci aiuta a saper essere piccoli, condividere i silenzi e ad essere sinceri e vicini a coloro che ci circondano. In questo modo, ci trasformeremo in persone di qualità e riusciremo a toccare il cuore degli altri grazie al nostro sforzo per continuare ad andare avanti pur sapendo che siamo piccoli, rimarremo piccoli perche questa è la nostra scelta.
Come ho detto, l’umiltà è la base della grandezza, per poter portare la nostra pratica in modo chiaro , pulito e limpido, scevro da tutto quello che non è necessario alla pratica prima dobbiamo capire di essere piccoli. Essere umili significa essere sinceri e bandire la superficialità dalla nostra vita.
Un maestro Zen Giapponese definì il wabi-sabi come “il limite dell’essenzialità”, uno stato cioè di perfetto equilibrio che rende possibile restare immersi nel flusso dell’esistenza senza mediazioni o inutili distrazioni: con wabi si vuole indicare infatti uno stile sobrio, povero, puro, austero e unico. Sabi invece è un ideale estetico che richiama concettualmente la solitudine, la quiete e il fascino conferito agli oggetti dalla patina del tempo.
La pratica dell’umiltà si propone come uno stile di vita, un cammino spirituale, un modello filosofico, un ideale estetico, ma soprattutto un’esperienza interiore che cambia il nostro modo di vedere gli oggetti, di vivere gli istanti, di abitare la natura, che esalta la nostra capacità di trovare l’armonia anche nelle cose apparentemente più dismesse, negli oggetti e nei gesti più semplici. Questa filosofia si rispecchia anche nel nostro sito, abbiamo scelto una grafica essenziale semplice e intuitiva, niente effetti speciali niente colori o animazioni niente che sia di troppo al messaggio che vogliamo inviare alle persone.
Pratico in piccolo tempio in una piccola città di una piccola regione di una piccola nazione di un piccolo mondo.
Rev. Roberto Hongaku Villa